Nella giornata del 25 aprile 2020, Festa della Liberazione dal nazifascismo, a Milano, come anche in altre città italiane, alcuni antifascisti e antifasciste hanno deciso di portare fiori alle lapidi partigiane presenti nei quartieri dove vivono.
Nella zona di via Padova la mattina e in Ticinese poco dopo la polizia però è intervenuta per impedirlo, anche aggredendo fisicamente e fermando le persone che volevano ricordare con un fiore chi ha dato la propria vità per la libertà.
Nella giornata del 25 aprile abbiamo ricevuto due testimonianze audio che ricostruiscono quanto stava accadendo.
Nel primo quello di due antifasciste presenti in via Padova e zone vicine.
Il secondo una testimonianza di quanto accaduto in zona ticinese.
Nel corso della giornata è stato poi diffuso un comunicato dalle antifasciste e dagli antifascisti:
Siamo un gruppo di antifascist* del quartiere e vorremmo spendere due parole su quanto accaduto. Mentre alcun* di noi portavano dei fiori alle lapidi dei partigiani del quartiere, rispettando le norme sanitarie (mascherine e distanza), in via Dogali, siamo stati accerchiati e caricati senza alcun motivo.
Tra di noi c’erano un padre con una bambina piccola e una persona anziana. Dopo che la Polizia ha detto che ci si poteva allontanare, siamo andati verso la lapide di Via Celentano per concludere il giro. Una volta deposti i fiori, stavamo andando via. A quel punto, siamo stati nuovamente aggrediti, ancora senza motivo, da parte delle forze dell’ordine che hanno preso uno dei nostri compagni, di cui non abbiamo ancora notizie.
Altri compagni e persone del quartiere sono accorsi a portare solidarietà. In risposta, è stata chiamata la celere. Dopo un’ora di accerchiamento e tensione, siamo riusciti ad andarcene. Situazioni simili sono accadute anche in altre zone della città.
Altri compagni e persone del quartiere sono accorsi a portare solidarietà. In risposta, è stata chiamata la celere. Dopo un’ora di accerchiamento e tensione, siamo riusciti ad andarcene. Situazioni simili sono accadute anche in altre zone della città.
I fatti di oggi dimostrano come qualsiasi forma di dissenso venga repressa con la scusa dell’emergenza sanitaria, persino rivendicare la lotta partigiana contro il nazifascismo. La reazione spropositata da parte delle forze dell’ordine in questo periodo è un’evidenza della loro volontà di stringere sempre più il controllo e limitare le libertà, accusando persone singole per non assumersi le loro responsabilità riguardo questo disastro sanitario.
In un momento in cui il Governo programma quando riaprire le aziende, quando rimandarci a lavorare, noi dobbiamo rivendicare la nostra libertà di autodeterminarci e di vivere le città e gli spazi, incluso il commemorare chi è mort* per questa libertà.
Antifascist* del quartiere
Nella giornata del 26 aprile infine abbiamo ricostruito quanto accaduto nella zona di via Padova con Claudia, compagna dei CARC, che era presente all’iniziativa. Dal punto di vista repressivo, oltre alle cariche e intimidazioni, la polizia ha comminato diverse sanzioni amministrative e denunciato al momento un antifascista per resistenza a pubblico ufficiale.
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